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Murata Sayaka e il Giappone del futuro

  • Giorgia
  • 18 ago
  • Tempo di lettura: 5 min

Nel 1993 Marco Brambilla immagina un futuro senza sesso con il film Demolition Man. Il protagonista John Spartan (con il volto di Sly Stallone) ci prova con Lenina Huxley (Sandra Bullock) per ottenere «attività sessuale come ai vecchi tempi», solo per vedersi rispondere che il trasferimento di fluidi organici è disgustoso. «Non si usa più» risponde Lenina. La pensano così i personaggi di Vanishing world, ultimo romanzo di Murata Sayaka ad arrivare in Italia (tradotto da Anna Specchio, Edizioni e/o, pp. 217, euro 18): in questo Giappone del futuro, il sesso è insalubre, i figli si fanno soltanto attraverso l’inseminazione artificiale e forse è vicino anche il momento in cui si potrà impiantare l’utero negli uomini (per questo Hollywood avrebbe atteso solo un altro anno e con il rivale di sempre di Stallone, Arnold Schwarzenegger in Junior).


«VANISHING WORLD» è ambientato in una Tokyo immaginaria in cui la narratrice, Amane, cresce con una madre che l’ha concepita attraverso un rapporto sessuale. Sebbene sia lei, sia le sue amiche considerino animalesco e superato il concepimento «naturale», l’innamoramento non è tuttavia scomparso, «retaggio dell’antico accoppiamento» si trova scritto sui manuali scolastici. Il sentimento di amore può nascere verso altre persone o perfino nei confronti di personaggi dei cartoni animati o dei manga. Amane si innamora in continuazione, sia di ragazzi in carne e ossa, sia di personaggi degli anime, tanto da farne dei fidanzati la cui figurina porta sempre con sé in una pochette di Prada. Il sesso tuttavia la incuriosisce, e lo mette in pratica in tutte le sue relazioni umane con i ragazzi: il primo è Mizuuchi, compagno di scuola con cui scopre l’utilizzo dell’«orifizio vaginale» e di quella che d’ora in poi chiamerà la cerimonia del sesso. Finché non si sposa. Lei e il marito, con il matrimonio, diventano una famiglia, e il sesso tra familiari è considerato incestuoso.

Quando il marito tenta di baciarla, lei gli vomita in bocca e lo denuncia alla polizia. Amane si sposa una seconda volta, con un uomo gentile che diventa la sua isola di comprensione e serenità casalinga. L’amore è esternalizzato, amanti e fidanzati si susseguono per entrambi al di fuori del matrimonio.


LA FAMIGLIA ETEROSESSUALE concepita in Vanishing world è un nido in cui accudire i figli cercati attraverso l’inseminazione artificiale. Molte delle amiche di Amane non si sposano neppure: crescono da sole i figli, quando possono permetterselo, oppure condividono un appartamento con le amiche, perché nessuna di loro ha intenzione di mettersi un estraneo in casa. In alcuni luoghi ci si è spinti ancora più avanti. A Chiba, nella vecchia città natale di Amane, è stato creato un nuovo Eden, la Città Sperimentale, dove la famiglia nucleare è stata superata per raggiungere il sogno platonico della famiglia collettiva: i bambini sono allevati dallo Stato e la genitorialità è una faccenda di tutti. I bambini sperimentali, denominati kodomo-chan, hanno tutti lo stesso taglio di capelli e identici sorrisi. Un educatore invita Amane a interagire con loro: «divertitevi e giocate insieme ai kodomo-chan. Vi sarà sufficiente vezzeggiarli come meglio credete. I kodomo-chan ricevono con tutto il corpo qualsiasi manifestazione di affetto!» L’esortazione a giocare con i nati nel nuovo Eden sembra il claim perfetto per un prodotto che è davvero sul mercato in Giappone: oggi possiamo avvalerci della compagnia di LOVOT, il robot «powered by love» come recita lo slogan pubblicitario, che ci rende felici.

LOVOT è in grado di reagire al mood di chi lo possiede, di leggere il tono della voce, o le espressioni facciali attraverso una videocamera. Tutti gli adulti della Città Sperimentale sono in effetti felici di interagire con i kodomo-chan, sembra di vedere «un’intera città allevare cuccioli di essere umano» dice Amane.


L’idea di famiglia svincolata dall’intimità fisica non è nuova nella narrativa giapponese. Nel 2020 Kawakami Mieko era arrivata nelle librerie con Seni e uova (edizioni e/o) raccontando le avventure di Natsuko, scrittrice affermata che desidera un figlio ma non una relazione romantica né il contatto fisico. L’inseminazione artificiale, nella fiction di Kawakami così come nel Giappone reale, è proibita per le donne single. Per Murata in Vanishing world invece è possibile, ma difficile: perché non tutte le aziende riconoscono un lungo periodo di maternità e rientrare nel mondo del lavoro dopo la gravidanza è molto faticoso, e questo sì, è dolorosamente vero anche nella vita reale. Nei racconti di Suzuki Izumi, scritti prima della metà degli anni Ottanta e usciti in Italia in due volumi (Noia terminale e Hit parade di lacrime per Add), si indaga un futuro distopico tra utopie lesbo-matriarcali e controllo delle nascite attraverso la criogenesi di cittadini estratti a caso.

La narrativa di Murata, se pure non è figlia, è quantomeno parente stretta di queste opere che raccolgono le paranoie delle generazioni che l’hanno prodotta e forse anticipano quelle future. Nel libro precedente di Murata, Parti e omicidi, si poteva conquistare la possibilità di uccidere qualcuno – chiunque si desiderasse – soltanto dopo aver portato a termine un numero congruo di gravidanze. Un equilibrio tra dare e togliere la vita, controllo delle nascite attraverso il rancore duraturo delle gestanti.

NEMMENO L’IDEA di famiglia si salva. L’incesto che è l’atto sessuale tra marito e moglie intesi come «parenti» è forse suggerito dallo schema linguistico in uso nelle famiglie giapponesi. Con la presenza di un figlio, è normale che nella coppia ci si chiami con i ruoli assegnati dalla società: okaasan, «mamma», e otosan, «papà». Difficile dunque immaginare di mettere in pratica una fantasia sessuale con qualcuno che chiamiamo «papà». E d’altra parte l’amore romantico non abita il matrimonio, almeno in letteratura e a teatro. A fiorire sono le storie d’amore nei quartieri del piacere, in quel mondo fluttuante in cui le eroine sono geisha e cortigiane, le donne che raccoglievano i segreti degli uomini sussurrati nell’alcova. Così come in Vanishing world sentimento e sessualità sono praticati al di fuori della casa familiare, dove invece si invocano la tranquillità dei sensi e la sicurezza economica.

Murata rinuncia alla costruzione convenzionale del mondo narrativo e dei suoi personaggi, concentrandosi invece nel descrivere i punti di conflitto tra individuo e società. L’aveva reso evidente fin dal successo di La ragazza del convenience store, in cui la protagonista Keiko riscrive la sua idea di normalità in opposizione a quella che gli altri cercano di assegnarle.

La scrittura dell’autrice, che risulta a tratti straniante quando descrive i corpi o le relazioni all’interno della Città Sperimentale, si fa rassicurante e forse eccessivamente infantile nelle osservazioni della protagonista Amane e di suo marito quando mettono in scena il loro matrimonio ideale e confortevole. Due registri che tuttavia rappresentano la resistenza iniziale di Amane al nuovo modo di intendere la società e il tentativo di assimilazione al nuovo Eden.

Nel Giappone che si danna per il tasso di natalità sempre più basso, Murata Sayaka si interroga su come l’imperativo della riproduzione abbia dato forma alla nostra società e s’immagina il superamento dei ruoli della gestazione e della cura, avvitando il lettore in una spirale sempre più inquietante eppure gravida di possibilità.


articolo pubblicato sul manifesto, qui.


 
 
 

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